4’33’’ è l’opera più famosa e controversa del compositore John Cage, un’opera costituita non da note ma da pause e silenzio, in cui tutto rimane sospeso e lascia spazio alla musica “altra” e casuale delle nostre vite.
Ben più di 4’33’’ è durato un silenzio forzato e innaturale che ha avvolto e riempito le nostre città durante la pandemia (in particolare nel 2020), un silenzio intriso di paura e spezzato unicamente dalle note ostinate e malinconiche delle sirene di ambulanze che senza sosta attraversavano le nostre strade e le nostre vite, facendoci scoprire il significato del termine “fragilità”.
Nell’opera di John Cage tutto è attesa: un pianista si siede al pianoforte, alza la calatoia e solleva una mano ad accarezzare la tastiera ma non arriva nessun suono dallo strumento, tutto rimane sospeso in ascolto che la musica si palesi da sé, al di là di uno schema o una volontà.
Anche noi abbiamo dovuto mettere da parte ogni volontà per restare in ascolto, talvolta con stupore, altre volte con vero terrore… e così, siamo rimasti in attesa … anche nella situazione più cupa (perché altro non si poteva fare): l’attesa da parte di un malato o di un anziano di una visita impossibile, sospeso in una condizione “marziana” di solitudine; ma anche attesa dei parenti, soli nei loro dubbi, che possono interrompere il silenzio con fugaci videochiamate cariche di emozione.
John Cage, ideando quest’opera, ha voluto indagare il silenzio assoluto (simbolicamente 4’33’’ sono 273 secondi come -273° sono lo zero assoluto). Per questo fece un esperimento in una sala anecoica, nella quale nessun suono ha modo di propagarsi: al termine riferì di aver percepito 2 suoni uno più profondo e uno più acuto: il suo sistema circolatorio ed il sistema nervoso in funzione.
Abbiamo così dovuto sospendere le nostre vite, tutte le nostre abitudini per concentrarci su suoni nuovi: il respiro nostro e dei nostri cari, elevando preghiere silenziose che il suono di quella sirena non dovesse mai avvicinarsi troppo, non dovesse mai fermarsi davanti alle nostre case.
Ovviamente non è l’alternanza di LA# e RE# delle sirene il “nemico”, anche SARS-COV2 agisce nel silenzio, nella casualità o necessità di un incontro… così abbiamo scoperto che anche un abbraccio o un sorriso non è cosa scontata.
Ora che le nostre strade hanno ripreso i loro suoni e le nuove condizioni ci consentono di tornare a fare musica dal vivo (musica di note, testo e pause ma soprattutto di emozioni), non vogliamo dimenticare chi è rimasto nel silenzio, amici e familiari a cui il virus ha tolto ogni voce lasciando…
TACET.